1.1 LA VOCE
“Cantare è un modo per ricordarsi di respirare.”
(James Richardson, 2001, p. 34, aforisma 117)
LA VOCE: UNA DEFINIZIONE
Nella versione in rete del vocabolario Treccani la voce è definita: “Serie o insieme di suoni articolati emessi dall’uomo (v. fonazione), o di suoni inarticolati emessi da varî animali (o anche dall’uomo), alla cui produzione concorrono fondamentalmente, soprattutto nell’uomo, l’apparato respiratorio, con funzione di mantice, che ne condiziona l’intensità, la laringe, che ne regola l’ampiezza, la faringe con la cavità orale e le fosse nasali che ne determinano il timbro” (Treccani, s.d.)
Per emettere suoni l’uomo, oltre all’apparato respiratorio, si avvale dei muscoli e delle cavità del torace, delle corde vocali e delle varie cavità di naso, fronte, bocca e trachea. Durante la fase espiratoria, nella quale produciamo la maggior parte dei suoni, l’aria passa dai polmoni, quindi ai bronchi e poi alla trachea, dalla cui parte superiore, detta laringe, essa giunge alla glottide ed alle corde vocali, il cui differente peso e spessore, a seguito della vibrazione, determinerà l’altezza della voce, che sarà poi emessa attraverso la bocca (Rattazzi e Tammaro, 1994).
VOCE E COMUNICAZIONE
La voce umana si esprime attraverso due forme naturali di comunicazione: il canto, ossia l’atto di produrre toni musicali, e il parlato (Cohen, 2011). Canto e parlato richiedono meccanismi uditivo-vocali differenti, ed investono aree del cervello parzialmente differenti (Galvani, 2019).
Riguardo al canto, scrivono Rattazzi e Tammaro: “Quando la voce nella sua emissione viene <<modulata>> allora il linguaggio si trasforma in canto.” (op. cit., p. 161) Sempre in riferimento al canto, Galvani (op. cit.) sottolinea la sua universalità e utilità nella costruzione di legami.
VOCE ED EVOLUZIONE
Kristina Simonyan (2014) nell’articolo ‘The laryngeal motor cortex’ indica le aree cerebrali preposte al controllo della produzione vocale nella nostra specie e nelle altre scimmie. Negli esseri umani la corteccia motoria laringea (LMC) è il luogo del cervello deputato alla capacità di apprendere e controllare gli aspetti motori complessi della produzione vocale (parola e canto), che stabilisce contatti diretti e indiretti coi motoneuroni laringei. Discorso diverso per le altre scimmie, nelle quali è invece interessata la corteccia premotoria, che proietta solo indirettamente ai motoneuroni laringei e la cui distruzione non inficia la possibilità di effettuare richiami. L’autrice ipotizza che lo spostamento dalla corteccia motoria più ‘vecchia’ a quella più ‘moderna’ sia il risultato dell'evoluzione degli ominidi al fine di controllare volontariamente la produzione parlata e cantata.
Tale produzione è possibile grazie alla presenza delle corde vocali, evoluzione delle pieghe laringee comparse in origine per evitare che il cibo, in caso di rigurgito, accedesse al sistema respiratorio, causando il soffocamento (Anolli e Legrenzi, 2001). Il fenomeno appena descritto, cioè la modificazione di un tratto originariamente utile ad una finalità con il conseguente adattamento ad un’altra finalità, è un esempio del concetto introdotto in biologia evolutiva da Stephen J. Gould ed Elisabeht E. Vrga (1982) di ‘esattamento’[1].
Steven Mithen (2006) suggerisce che il bipedalismo possa aver iniziato una rivoluzione musicale all’interno della società umana attraverso l’intensificarsi delle vocalizzazioni, del linguaggio corporeo e dell’uso del ritmo. Leslie Aiello (1996) ritiene che il bipedalismo sia molto probabilmente collegato in modo diretto alla discesa della laringe umana, che è più bassa di quella di tutte le altre scimmie antropomorfe e che il modo in cui la colonna vertebrale si innesta nella scatola cranica - da sotto invece che da dietro, a differenza degli altri primati - costringa il tratto laringeo fra colonna vertebrale e bocca.
Vale la pena inoltre di segnalare l’affascinante teoria di Dean Falk (2004) secondo la quale l’aumento delle dimensioni cerebrali nei primi rappresentanti del genere Homo avrebbe aumentato le difficoltà del parto, premiando le femmine che davano alla luce neonati poco sviluppati i quali, a differenza dei cuccioli di tutti gli altri primati, non sarebbero stati in grado di aggrapparsi alle madri e quindi di trarre dall’avvicinamento corporeo attivo rassicurazione e controllo dei comportamenti. In tali condizioni l’evoluzione avrebbe premiato quelle madri che facevano fronte a questa mancanza con l’utilizzo di segni prosodici e gestuali, nel tempo divenuti un vero e proprio linguaggio.
VOCE E QUALITÀ
“La voce umana racchiude nella sua struttura acustica una ricchezza di informazioni sull'identità di chi parla e sullo stato emotivo che percepiamo con notevole facilità e precisione”. (Belin et al., 2000, p. 309)
Con le parole di Francesca Galvani (op. cit., pp. 41 – 42): “La qualità vocale è l’insieme delle proprietà nel discorso di una persona che consente ad un ascoltatore di riconoscere la voce come appartenente ad un individuo unico. Esempi di caratteristiche di qualità della voce sono: respirazione, rigidità, nasalità, tono, e volume.”
VOCE E CONTROLLO
Il controllo e la produzione vocali sono gestiti da due percorsi cerebrali:
- Percorso limbico: controllo di vocalizzazioni innate non verbali ed emotive
- Percorso corticale del motore laringeo: produzione volontaria della voce parlata e cantata e delle vocalizzazioni innate.
Tali percorsi interessano, in ordine gerarchico crescente: tronco cerebrale inferiore; midollo spinale; corteccia cingolata anteriore; corteccia motoria laringea (ivi).
Pascal Belin e colleghi (op. cit.) Grazie alla risonanza magnetica funzionale, hanno individuato le regioni voci-selettive del cervello umano bilateralmente lungo il margine superiore del solco temporale superiore (STS).
1.2 LA VOCE FRA GENERE E SVILUPPO
GENERE, SVILUPPO E FORMANTE
La maggiore discriminante uditiva di una voce maschile da una femminile[2] è rappresentata dalla frequenza fondamentale, indicata come ‘F0’ (Takefuta et al., 1972) che è, in altre parole, il ‘tono di voce’, si misura in hertz (Hz) ed è il prodotto della vibrazione, della velocità e della tensione delle corde vocali (Galvani, op. cit.).
Nel feto, già in età precoce, il tratto vocale è praticamente formato – fatta eccezione per denti e laringe – e la lingua è in grado di muoversi (ivi). Anche il sistema uditivo è piuttosto precoce; esso è infatti del tutto funzionante nel feto a partire dal settimo mese di gravidanza. Durante la venticinquesima settimana di gestazione si evidenziano cambiamenti cerebrali nella risposta del feto ai suoni; dalla ventottesima il feto strizza le palpebre quando in prossimità dell’addome materno viene emesso uno stimolo acustico di forte intensità; a partire da quella successiva compare l’abilità di discriminare e memorizzare la voce umana che d’allora in poi il feto – poi neonato – prediligerà a qualsiasi altro suono, favorendo in particolare quella femminile adulta (Marcone, 2007).
Alla nascita il neonato impara che può produrre egli stesso suoni e col tempo imparerà a correggerli grazie all’auto ascolto (Galvani, op. cit.). A tre anni i bambini sono già cantanti capaci con abilità canore sviluppate, come dimostrato da Gudmundsdottir (2020), in linea con altri lavori precedenti. Durante la pubertà Il tono tende ad abbassarsi per ambo i sessi, con un cambio più marcato nei maschi, al quale corrisponde un accrescimento delle corde vocali a ritmo doppio rispetto a quello delle femmine, che si arresta solo intorno alla prima età adulta. Dopo la mezza età, inoltre, mentre per le femmine avviene un nuovo abbassamento, la voce maschile tende ad acutizzarsi a causa della perdita di volume dei muscoli delle corde vocali e dell’irrigidimento ed assottigliamento dei tessuti deputati alla vibrazione delle corde. In entrambi i generi si registra perdita di resistenza e tremore nella voce che possono avere effetti negativi sul loro adattamento sociale (Galvani, op. cit).
Brockman-Bauser, Beyer e Bohlender (2015) segnalano che nei bambini al di sotto dei dieci anni le eventuali differenze sulla voce F0 tra maschi e femmine non sono correlate al genere, altezza o peso, ma a comportamenti vocali differenti. Kent e Murray (1982) riportano la frequenza media di F0 in neonati di 3, 6 e 9 mesi:
- 3 mesi: 445 Hz
- 6 mesi: 450 Hz
- 9 mesi: 415 Hz
Linders e colleghi (1995), in una ricerca con un campione di età più ampio, dai 7 ai 15 anni, confermano che la frequenza fondamentale non è significativamente differente a seconda del genere ed aggiungono che essa diminuisce con l’aumentare dell’età e dell’altezza. Essi individuano i seguenti intervalli medi:
- Femmine: da 182 a 331 Hz con media a c.ca 244 Hz
- Maschi: da 205 a 293 Hz con media a c.ca 250 Hz
Secondo Takefuna e colleghi (1972) la media della F0 maschile adulta è situata intorno ai 120Hz e quella femminile ai 200Hz[3].
GENERE, SVILUPPO E CANTO
Riguardo, all’origine della voce cantata, G. F. Welch scrive: “Le basi dello sviluppo del canto hanno origine nelle esperienze uditive e affettive del feto in via di sviluppo durante gli ultimi mesi di gestazione, in particolare in relazione alla prima percezione delle variazioni melodiche nella voce della madre. […] Mentre la madre parla o canta, le caratteristiche prosodiche della sua voce (melodia e ritmo) sono trasmesse al feto in via di sviluppo dalle onde sonore che si trasferiscono attraverso i suoi tessuti corporei e che si riflettono anche dalle superfici nell'ambiente circostante.” (2006, p. 5)
Se tali basi rappresentano un’esperienza comune, indipendentemente dal genere, esso comincia a pesare quando l’essere umano passa da fruitore ad esecutore.
Gackle (2000), si è focalizzato sulle modificazioni evolutive delle voci femminili in adolescenza, distinguendo quattro fasi di cambiamento:
- FASE 1 (Prepuberale): voce dalla qualità leggera, senza cambiamenti apparenti registro. La tessitura va da RE3[4] a RE4, con estensione SIb2-FA4 (fino a LA4) e passaggio di registro assente
- FASE 2A (Pre-menarchiale): voce un po’ affannosa, a causa della chiusura inadeguata delle corde vocali che rende il canto faticoso. La tessitura va da RE3 a RE4, con estensione LA2-SOL4 e passaggio di registro su SOL3-SI3.
- FASE 2B (Post-menarchiale): la tessitura è limitata; ogni registro appare come una voce a sé. La tessitura va da SI2 a D04.
- FASE 3 (Giovane femmina adulta): la tessitura si amplia (LA2-SOL4) e la voce diviene meno ariosa, più agile ed omogenea; appare il vibrato, meno respiro, maggiore.
Cooksey (2000), si è invece interessato dell’evoluzione del canto adolescenziale nei maschi, ripartendolo in 6 stadi, caratterizzati da un abbassamento complessivo medio della gamma tonale:
- FASE 0 (Invariato): voce chiara e poco affaticata. Estensione LA2-FA4, con tessitura DO#3-LA#3.
- FASE 1 (Voce di mezzo I): voce ridotta, tono instabile soprattutto sugli alti, maggiore sforzo. Estensione SOL#2-D04.
- FASE 2 (Voce di mezzo II): Gamma media ancora ridotta così come l’instabilità nell’emissione acuta, con relativa stabilità sui bassi. Estensione FA2-LA3. Appare il registro di falsesso DO4-SI4; per alcuni anche un registro di fischio DO5-DO6.
- FASE 3 (Voce di mezzo IIa): la fa più instabile, con vocalità più scura. Estensione RE2-FA#3.
- FASE 4 (Nuova voce): Estensione SI1-RE#3.
- FASE 5 (Voce adulta emergente): La tessitura si apre e la voce diviene più chiara e meno affannosa; le armoniche d’altro canto, non si avvicinano ancora a quelle adulte né per numero né per intensità. Estensione: SOL2-RE4.
GENERE, SVILUPPO E CULTURA
Come abbiamo visto le differenze in tono e qualità della voce in rapporto al genere hanno delle basi biologiche, ma come la voce viene usata dipende anche da fattori culturali.
Van Bezooijen (1995) mostra come nella cultura giapponese, che enfatizza molto la differenza fra i generi, le femmine usino un tono di voce più acuto delle donne olandesi, nel cui paese la differenza è meno marcata, e che l’enfasi sulla mascolinità porti i maschi giapponesi ad abbassare il tono di voce.
Galvani (op. cit.), riassumendo una serie di ricerche in merito, identifica le caratteristiche delle voci ideali medie. In particolare, mentre per le voci di entrambi i sessi è favorito un tono vario e non nasale, le voci femminili devono avere tono alto ed arioso, quelle maschili invece basso e ruvido.
GENERE, SVILUPPO E SALUTE
Lo stato di salute ha effetti sulla voce. E’ comune sperimentare modificazioni vocali durante le malattie, anche quando esse non interessano direttamente l’apparato respiratorio; ciò a cui si fa meno caso è che anche i farmaci atti a tenerle a bada possono produrre effetti su F0. In un studio di Ghio e colleghi (2014), i ricercatori hanno riscontrato in pazienti affetti da sindrome di Parkinson trattati con L-Dopa, un aumento della pressione sub-glottale che, unito alla rigidità dovuta alla malattia, ha prodotto un aumento globale di F0. Una successiva sospensione del farmaco ha poi ottenuto un effetto opposto, bassa pressione sub-glottale con conseguente diminuzione di F0 che però si annullava nel contrasto con la rigidità data dalla malattia.
Oltre alle malattie va tenuto conto di altre specifiche condizioni che riguardano il genere femminile, quali gravidanza e menopausa. La gravidanza può avere effetti sulla voce. In uno studio condotto nel 2012 (Cassiraga et al.), gli autori hanno rilevato che durante la gravidanza intervengono cambiamenti fisiologici e corporei (parametri anormali di valutazione percettiva uditiva; maggiore incidenza di reflusso gastroesofageo; predominanza della respirazione clavicolare; riduzione del tempo di fonazione) che influenzano la qualità della voce. La menopausa ha effetti sulla voce. In uno studio pubblicato nel 2004, Schneider e colleghi hanno riscontrato una relazione fra menopausa ed un’alta gamma di problemi vocali. Fra i problemi riscontrati in questa fase della vita, Galvani (op. cit.) annovera perdita di chiarezza e timbro dovuta ad una leggera atrofia della mucosa laringea e ad un inspessimento delle corde vocali, a causa della diminuzione degli estrogeni e l’aumento degli androgeni.
BIBLIOGRAFIA
- Aiello, L.C. (1996). Terrestriality, bipedalism and the origin of language. In Ruciman, W. G.; Maynard Smith, J.; Dunbar, R. I. M.. Evolution of Social Behaviour Patterns in Primates and Man: A Joint Discussion Meeting of the Royal Society and the British Academy. pp. 269-289. Oxford University Press, New York.[5]
- Anolli, L.; Legrenzi, P. (2001). Psicologia generale. Il Mulino. Bologna.[6]
- Belin, P. ; Zatorre, R.J., Lafaille, P. ; Ahad, P. ; Pike, B. (2000). Voice-selective areas in human auditory cortex. Nature 403, pp. 309–312.
- Brockamann-Bauser, M.; Beyer, D.; Bohlender, J.E. (2015). Reliable acoustic measurements in children between 5;0 and 9;11 years: Gender, age, height and weight effects on fundamental frequency, jitter and shimmer in phonations without and with controlled voice SPL. Internataional Journal of Pediatric Otorhinolaryngology, 79(12), pp. 2035-42.
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- Cohen, A.J. (2011). Creativity in Singing: Universality and the question of critical periods. In D. Hargreaves, D. Miell, e R.A.R. MacDonald (Eds.) Musical Imaginations: Multidisciplinary perspectives on creativity, performance, and perception (pp. 173-189). Oxford University Press. Oxford.
- Cooksey, J. (2000). Voice transformation in male adolescents. In L. Thurman, & G. F. Welch (Eds.), Bodymind and Voice: Foundations of Voice Education. Revised Edition (pp. 718-738). Iowa City.
- Falk, D. (2004). Prelinguistic evolution in early hominins: Whence motherese? Behavioral and Brain sciences, 27, pp. 491-541.
- Gackle, L. (2000). Understanding voice transformation in female adolescents. In L. Thurman, & G.F. Welch (Eds.), Bodymind and Voice: Foundations of Voice Education. Revised Edition (pp. 739-744). Iowa City.
- Galvani, F. (2019). Psicologia della voce e del canto: Dalle neuroscienze alle applicazioni cliniche. Pubblicazione indipendente.[7]
- Ghio, A.; Robert, D.; Grigoli, C.; Mas, M.; Delooze, C.; Mercier, C.;Viallet, F. (2014). F0 characteristics in Parkinsonian speech: Contrast between the effect of hypodopaminergy due to Parkinson's disease and that of the therapeutic delivery of L-Dopa. Revue de Laryngologie Otologie Rhinologie. 135(2), 63-70.
- Gould, S. J.; Vrba, E. S. (1982). Exaptation: a missing term in the science of form. Paelobiology 8(1). Pp. 4-15.[8]
- Gudmundsdottir, H.R. (2020). Revisiting singing proficiency in three-year-olds. Psychology of Music. 48(2), pp. 283-296.
- Kent, R.D.; Murray, A.D. (1982). Acoustic features of infant vocalic utterances at 3, 6, and 9 months. The Journal of the Acoustical Society of America. 72(2), pp. 353-365.
- Linders, B., Massa, G.G., Boersma, B.; Dejonckere, P. H. (1995). Fundamental voice frequency and jitter in girls and boys measured with electroglottography: influence of age and height. Internataional Journal of Pediatric Otorhinolaryngology, 33(1), pp. 61-65.
- Marcone, R. (2007). Da 0 a 24 mesi: Lo sviluppo delle funzioni di base. Milano: Ed. Unicopoli.[9]
- Mithen, S.J. (2006). The Singing Neanderthals: The Origins of Music, Language, Mind and Body. Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts.[10]
- Rattazzi, V.; Tammaro, F. (1994). Allegro,Vivo,Bis: Corso di educazione musicale. Quinta ristampa dell’edizione originale (1991). Il Capitello. Torino[11]
- Richardson, J. (2001). Vectors: Aphorisms & Ten-Second Essays. Ausable Press.
- Schneider, B.; Van Trotsenburg, M.; Hanke, G.; Bigenzahn, W.; H.J. (2004). Voice impairment and menopause. Menopause: March 2004, Volume 11, Issue 2, pp. 151-158.
- Simonyan, K. (2014). The laryngeal motor cortex: its organization and connectivity. Current Opinion in Neurobiology. 10(28), pp. 15-21.
- Takefuta, Y.; Jancosek, E.G.; Brunt, M. (1972). A Statistical Analysis of Melody Curves in the Intonation of American English. Proceedings of the seventh International Congress of Phonetic Sciences. Montreal. pp. 1035-1039.
- Van Bezooijen, R. (1995). Sociocultural aspects of pitch differences between Japanese ad Dutch women. Language and Speech. 38 (pt.3), pp. 253-265.
- Welch, G. F. (2006). Singing and Vocal Development. In The Child as Musician: a handbook of musical development, pp. 311-329. On-line version, pp. 1-26.[12]
SITOGRAFIA
- Treccani (s.d.). Vocabolario on line. Vóce.[13]
[1] ‘Exaptation’ in lingua originale (inglese).
[2] In media le femmine hanno tratto vocale e laringe più piccoli rispetto ai maschi, da ciò deriva una frequenza più alta delle vocali formanti (Galvani, 2019).
[3] Galvani (op. cit.), tenendo conto di altre ricerche, segnala una media non particolarmente dissimile, indicando, per gli adulti di età compresa tra i 20 ed i 50 anni, degli intervalli di valore:
- Femmine: da 189 a 220 Hz con media a c.ca 195 Hz
- Maschi: da 100 a 125 Hz con media a c.ca 115 Hz
[4] Nota bene: tutte le estensioni nei lavori originali sono state scritte con notazione anglosassone (C, D, E, ecc …) e da me riportate in notazione italiana, secondo l’equivalenza di riferimento C4=DO3, onde facilitarne la comprensione.
[5] Vedi in particolare pp. 278 – 279.
[6] Vedi in particolare p. 23.
[7] Una menzione particolare va a questo testo, che è stato un riferimento imprescindibile per lo sviluppo di questo e successivi articoli a tema ‘voce’. Vedi in particolare: Vedi in particolare pp. 41 – 44, 67, 84 – 86, 111 – 112, 135, 141 – 142, 145-146, 169, 178 – 179.
[8] Collegamento: http://www2.hawaii.edu/~khayes/Journal_Club/fall2006/Gould_&_Vrb_1982_Paleobio.pdf
[9] Vedi in particolare pp. 21 – 22.
[10] Vedi in particolare p. 158.
[11] Vedi in particolare pp. 161 - 162.
[12] Collegamento: https://www.researchgate.net/publication/279063526_Singing_and_Vocal_Development
[13] Collegamento: https://treccani.it/vocabolario/voce
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