“La coscienza
è la quantità di scienza innata
che abbiamo in noi.”[1] (Hugo, 1863, p. 17)
La coscienza, nella versione in rete del vocabolario Treccani (s.d.), è definita, tra l’altro: “Consapevolezza che il soggetto ha di sé stesso e del mondo esterno con cui è in rapporto, della propria identità e del complesso delle proprie attività interiori. […] Anche, capacità di valutare le proprie doti e attitudini […] In psicologia, la conoscenza dei proprî atti attraverso la riflessione e l’analisi degli stati psichici.”
La coscienza umana – che fa la sua comparsa nel bimbo tra i 18 ed i 24 mesi di vita[2] - è personale, selettiva (le informazioni acquisite che non raggiungono la coscienza, possono essere ignorate del tutto, cancellate dopo un po’ di tempo, o immagazzinate inconsciamente) e si arricchisce con l’esperienza. Il suo contenuto è unitario (tendiamo cioè a percepire le cose come insiemi e non come somme di elementi singoli) e continuo nel tempo (attribuiamo a noi stessi un ‘io contingente e storico’). In altre parole, riconosciamo di essere la stessa persona lungo tutto il corso della vita, pur con tutte le modifiche alle quali andiamo incontro[3] (Quevedo Diaz, 2022).
Essa comprende due dimensioni: livello e contenuto. Il primo si riferisce allo stato di veglia (una serie di stati definibili oggettivamente, che vanno dalla maggiore coscienza della veglia attiva, alla minore del coma): in questo caso è cosciente chi è sveglio e vigile (Zeman, 2001). Il secondo riguarda invece tutto quel mondo di sensazioni, emozioni, pensieri, idee ed esperienze che entrano in gioco nella mente cosciente e che hanno a che fare col vissuto soggettivo di un individuo[4]. Quando vi sono problemi con una delle due dimensioni, possiamo assistere ad alterazioni quali ad esempio il sonnambulismo (alterazione di livello) o le allucinazioni (alterazione di contenuto) (Quevedo Diaz, op. cit.).
Da un punto di psico-biologico, Marcos Quevedo Diaz (ivi) ritiene che la coscienza emerga come risultato dell’interazione tra corteccia prefrontale, zona anteriore dei lobi parietale e temporale e regioni sensoriali posteriori del cervello, che creano un vasto circuito – una sorta di metarete – all’interno del quale la stessa informazione può essere presente in varie zone contemporaneamente, sebbene per un periodo di tempo limitato. Per contro, il cervello inconscio – una sorta di ‘pilota automatico’ che si occupa di percepire, integrare ed elaborare tutte le informazioni delle quali non siamo consapevoli e di gestire le nostre funzioni vitali di base – sfrutterebbe un circuito più locale ed a corto raggio.
Derek Denton (2006) individua le strutture adibite a compiti del cervello inconscio nel tronco encefalico, nel mesencefalo, nell’ipotalamo e nel sistema limbico. La coscienza invece, secondo l’autore: “probabilmente è emersa filogeneticamente con l'elaborazione delle connessioni del mesencefalo e del diencefalo con il telencefalo in formazione".[5] (ivi, p. 229)
Vale la pena segnalare che le basi neurobiologiche della coscienza non sono esclusivo appannaggio di homo sapiens; le strutture cerebrali coinvolte nei meccanismi della coscienza nella nostra specie, infatti, sono simili per forma e funzione a quelle di molte altre specie animali. Queste considerazioni, corroborate da evidenze scientifiche, hanno condotto alla redazione della ‘Dichiarazione di Cambridge sulla Coscienza negli animali non umani’[6].
Da un punto di vista psicologico, secondo Zeman (op. cit.) l’autocoscienza[7] – l’idea di sé stessi – si costituisce attraverso l’interazione della dimensione corporea del livello (biologico) con quella mentale del contenuto (psicologico), in relazione al proprio ambiente culturale (sociale); mentre l’inconscio, secondo Giovanni Ariano (2000), rappresenta un passaggio precedente, quello nel quale la realtà è retta da regole[8] già prima che l’individuo sia in grado di scindersi in soggetto ed oggetto della propria conoscenza, sviluppando l’autocoscienza. Egli però, in ottica clinica, preferisce sostituire al costrutto d’inconscio quello dei ‘livelli di consapevolezza’, all’interno del quale esso è collocato al livello 5, quello in cui le cose esistono in modo organizzato e tendente ad uno scopo al di là della consapevolezza del paziente e del terapista (Ariano 2000).
Se si valuta positivamente il classico adagio che ‘sapere è potere’, imparare a fare attenzione alle proprie risposte spontanee in modo contemplativo, è il primo passo per potere giudicare se e quanto esse ci piacciano e ci sembrino adatte ai contesti, per poi eventualmente cercare di modificarle.
Jean Piaget (1970) ha illustrato il funzionamento della conoscenza come un processo di continua costruzione, che sfrutta due processi in un alternarsi senza soluzione di continuità: accomodamento ed assimilazione. Egli si riferiva all’accomodamento come alla capacità dell’organismo di modificarsi in modo da poter incorporare nuovi elementi al fine di potersi meglio adattare a nuove richieste dell’ambiente, mentre dell’assimilazione scriveva: “l’assimilazione non è altro che l’incorporazione di nuovi oggetti non previsti dalla programmazione organica.”[9](ivi, p. 17)
Stante ciò, è effettivamente possibile cercare di modificare le nostre reazioni ‘non adatte’, a patto di prenderne coscienza ed indagarne le ragioni[10], attraverso un processo che all’inizio richiederà molta attenzione, per poi divenire automatico.
BIBLIOGRAFIA
- Ariano, G. (2000). Diventare uomo. L'antropologia della psicoterapia d'integrazione strutturale. Armando. Roma.[11]
- Ariano G. (2005). Dolore per la crescita. Antropologia della psicoterapia d’integrazione strutturale. Armando. Roma.
- Denton, D. (2006). The Primordial Emotions: The Dawning of Consciousness. Oxford University Press. New York.[12]
- Gallup Jr., G. G.; Anderson, J. L. & Shillito, D. P. (2002). The Mirror Test. In Bekoff, M.; Allen, C. & Burghardt, G.M. (Eds.). The Cognitive Animal: Empirical and Theoretical Perspectives on Animal Cognition (pp. 325-333). University of Chicago Press. Chicago.[13]
- Hugo, V. (1863) Les misérables. Edition Populaire. Lasalle. Lausanne.
- Norbert, P. & Liberatore, T. (2017). Lucy: la speranza. Comicon. Napoli. Trad. it. di Claudio Curcio dell’originale ‘Lucy: l’espoir’ (2007).
- Piaget, J. (1970). L’épistémologie génetique. Presses Universitaires de France. Vendôme.
- Quevedo Dìaz, M. (2022). Il cervello inconscio: Gli automatismi della nostra mente. Emse. Milano.[14]
- Zeman, A. (2001). <<Consciousness>>. Brain, a journal of neurology. 124, pp. 1263-1289.[15]
SITOOGRAFIA
- Treccani (s.d.). Vocabolario on line. Cosciènza.[16]
[1] Traduzione e adattamento miei dell’originale: “La conscience, c'est la quantité de science innée que nous avons en nous.”
[2] Gallup e colleghi (2002) tramite il ‘Mirror test’, hanno mostrato come negli esseri umani i comportamenti che dimostrano il riconoscimento di sé stessi in uno specchio non compaiano prima dell’anno e mezzo di vita e in media attorno ai due anni nei bambini sani.
[3] L’integrità dell’io è una delle qualità più a rischio in caso di sofferenze mentali severe, correndo il pericolo di una frammentazione saltuaria o stabile. Per approfondimenti suggerisco: Ariano (2005) - vedi bibliografia – capitolo settimo.
[4] Scrive Quevedo Diaz (la traduzione e l’adattamento sono di Annachiara Cavallone): “il contenuto […] comporta un’esperienza alla quale ha accesso esclusivamente la persona che la sta vivendo […] una realtà che i filosofi moderni hanno denominato qualia. I qualia sono informazioni che caratterizzano la percezione di un soggetto di fronte a un determinato oggetto […] non posso spiegare a nessuno come percepisco il colore azzurro, l’odore di un fiore ecc. Per questa ragione, anche la coscienza è considerata un’esperienza personale.” (ivi, p. 17)
[5] Traduzione mia dell’originale: “probably emerged phylogenetically with elaboration of connections of the mesenchephalon and dienchephalon with the developing telenchephalon.”
[6] Testo integrale della dichiarazione: http://fcmconference.org/img/CambridgeDeclarationOnConsciousness.pdf
[7] Scrive lapidariamente Patrick Norbert (traduzione italiana di Claudio Curcio): “Senza coscienza, non c’è motivo di esistere” (2017, p. 6)
[8] “Nel m.s.i. si ipotizza che la realtà sia mentale, cioè solcata da regole. Tra caos e ordine, pur ritenendo questi consustanziali per la crescita delle singole strutture, si opta per una realtà ordinata.”(Ariano, 2005, p. 331)
[9] Traduzione ed adattamento miei dell’originale: “l’assimilation ne consiste qu’à lui incorporer de nouveaux objets non prévus dans la programmation organique.”
[10] Senza cercare i ‘problemi’ dietro ai ‘sintomi’ potremmo riuscire a modificare un dato comportamento, ma poi gli stessi problemi che lo hanno generato, troveranno un altro modo non adatto per esprimersi.
[11] Vedi in particolare: pp. 235, 474, 481
[12] Collegamento: https://archive.org/details/primodialemotion0000dent/page/n5/mode/2up
[13] Collegamento: https://www.researchgate.net/publication/11932227_Consciousness
[14] Vedi in particolare pp. 16 - 18, 21, 31, 66.
[15] Collegamento (vedi in particolare pp. 1265-1266): https://www.researchgate.net/publication/11932227_Consciousness
[16] Collegamento: https://www.treccani.it/vocabolario/coscienza
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