Tecniche terapeutiche - pt.3 - Interpretare i sogni

Pubblicato il 7 giugno 2023 alle ore 12:38

 

“Noi siamo della materia di cui sono fatti i sogni e la nostra piccola vita è circondata da un sonno.”[1] (Shakespeare, 2004, p. 163)

 

Col sostantivo ‘sogno’, in senso ampio si intende ogni attività mentale svolta durante il sonno, in particolare l’attività che presenta struttura narrativa più o meno coerente, partecipazione emotiva da parte del dormiente e sensazioni visive (Treccani, s.d.). I sogni avvengono sia durante la fase REM che – più raramente – nella fase non-REM del sonno (Magrini, 2020).

 

Yuval Nir e Giulio Tononi (2010) ritengono che la coscienza durante i sogni sia in media assai simile alla coscienza durante la veglia, sebbene con differenze in ambiti quali autocoscienza, volizione, memoria, riflessione e affetto. Essi sostengono inoltre che il sonno debba essere visto come una potente forma di immaginazione, il che permette di spiegare delle caratteristiche peculiari dei sogni, quali incertezza su persone e luoghi, transizioni improvvise e scarso ricordo successivo.

 

Minucci (1972) attribuisce al sogno un’altra tipica caratteristica, la presenza cioè di un tipo di pensiero che definisce ‘non socializzato’. Mentre lo stato di veglia utilizza un tipo di pensiero ‘socializzato’, teso cioè ad interagire col mondo esterno ed adattarvisi, lo stato ‘non socializzato’ del sogno romperebbe i vincoli col mondo esterno, rendendo questo tipo di pensiero libero di manifestare con rappresentazioni simboliche inerenti a motivazioni affettive e organiche.

 

Sin dal più profondo passato dell’umanità la nostra specie, indipendentemente dalla cultura, ha dato in qualche modo rilevanza ai sogni ed all’analisi del loro contenuto, come segno per conoscere il volere divino o interpretare il futuro. Prova ne sia che rilevantissimi testi epici dell’antichità abbiano momenti dedicati ai sogni. Ne ‘L’Epopea di Gilgamesh’, ad oggi il più antico poema epico del quale abbiamo traccia storica, le avventure del protagonista sono accompagnate da diversi sogni premonitori, spesso interpretati da Enkidu[2], suo compagno di avventure (Elli, 2018).

 

Nel notissimo poema omerico ‘L’Odissea’, così il personaggio di Penelope parla dei sogni: “Stranier, non sempre mortal senno arriva Il senso occulto a penetrar de’ sogni, or veri, or falsi; ché son due le porte degl’instabili sogni, altra di corno, altra d’avorio. Dall’eburnea porta sorgon fantasme ingannatrici e vane. Mentre nunzio del vero è sempre il sogno che da quella di corno invian gli Dei.” (2010, p. 459)[3]

 

Celebre in fine è il personaggio biblico dell’ebreo Giuseppe, il quale acquisisce il massimo status sociale possibile nell’Egitto dei faraoni, grazie anche alle sue interpretazioni. “Il faraone disse a Giuseppe: «Ho fatto un sogno e nessuno sa interpretarlo; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un sogno per interpretarlo subito». Giuseppe rispose al faraone: «Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone! ». Allora il faraone raccontò a Giuseppe: «Nel mio sogno io mi trovavo sulla riva del Nilo. Ed ecco, salirono dal Nilo sette vacche grasse e belle di forma e si misero a pascolare tra i giunchi. E, dopo quelle, ecco salire altre sette vacche deboli, molto brutte di forma e magre; non ne vidi mai di così brutte in tutta la terra d'Egitto. Le vacche magre e brutte divorarono le prime sette vacche, quelle grasse. Queste entrarono nel loro ventre, ma non ci si accorgeva che vi fossero entrate, perché il loro aspetto era brutto come prima. E mi svegliai. Poi vidi nel sogno spuntare da un unico stelo sette spighe, piene e belle. Ma ecco, dopo quelle, spuntavano sette spighe secche, vuote e arse dal vento d'oriente. Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe belle. Ho riferito il sogno agli indovini, ma nessuno sa darmene la spiegazione».” (Conferenza episcopale italiana, 2008)[4]

 

L’interpretazione dei sogni assurse a scienza già nella Grecia classica, col nome di “Oneirocritica” ad opera di Artemidoro di Daldi (Treccani, s.d.) ed interessò anche Aristotele il quale, nei ‘Parva Naturalia’, qui ripresi dalla versione inglese a cura di J. A. Smith e W.D. Ross[5], scrisse a proposito della natura dei sogni: “È quindi chiaro che questa affezione, che chiamiamo "sognare", non è un mero esercizio di opinione o intelligenza, ma allo stesso modo essa non un’affezione della facoltà di percezione in senso semplice. Se fosse quest'ultimo sarebbe possibile [quando addormentati] ascoltare e vedere in senso semplice. Come dunque, e in che modo, ha luogo, è ciò che dobbiamo esaminare. Supponiamo, ciò che è effettivamente abbastanza chiaro, che l'affezione [del sogno] riguardi la percezione sensoriale come il sonno stesso. Perché negli animali sonno e sogno non appartengono a due organi differenti; entrambi appartengono allo stesso organo. Ma dal momento che nel nostro lavoro sull'Anima abbiamo trattato  della facoltà di rappresentazione e la facoltà di rappresentazione è identica a quella di percezione dei sensi, sebbene la nozione essenziale di facoltà di rappresentazione sia diversa da quella di facoltà della percezione dei sensi; e poiché la rappresentazione è il movimento creato da una facoltà sensoriale quando effettivamente scarica la sua funzione, mentre un sogno sembra essere una rappresentazione (poiché una rappresentazione che si verifica nel sonno – semplice o in qualche modo particolare – è ciò che chiamiamo sogno): ne consegue manifestamente che il sogno è un'attività della facoltà della percezione sensoriale, ma appartiene a questa facoltà come attività rappresentatrice.” (1908, pp. 92 – 93)[6]

 

Il testimone dell’indagine del mondo onirico venne ripreso in tempi moderni dall’austriaco Sigmund Freud (1997), il quale dedicò tutta la sua vita professionale allo studio dell’inconscio e delle sue manifestazioni, sottolineandone la dimensione psicologica e facendone uno dei pilastri della sua teoria psicanalitica. Per Freud i sogni sono protettori del sonno perché ostacolano il risveglio e soddisfattori delle pulsioni[7] inconsce che durante la veglia non possono essere soddisfatte per mezzo di simboli che vanno interpretati onde ricavarne le istanze inconsce  (Minucci, op. cit.).

 

Per spiegare la formazione dei sogni a partire dai contenuti latenti che operano nell’inconscio, fino ad arrivare alla loro manifestazione onirica, Freud elabora la teoria del ‘Lavoro onirico’, che si basa su quattro meccanismi: condensazione, ossia una stessa immagine può avere moltissimi significati; spostamento, cioè il significato fondamentale nel passaggio al contenuto manifesto viene spostato su un elemento marginale; raffigurazione dei nessi logici medianti connessioni d’immagini, che traduce il materiale in immagini appunto; elaborazione secondaria, la quale dona una almeno parziale logicità al materiale (Ariano, Digaetano e Pellecchia, 2012).

 

A mio avviso, un limite del metodo freudiano classico è che l’interpretazione sia ritenuta esclusivo appannaggio dello psicoterapeuta, fine interprete di segni riconducibili ad una unica verità, che deve quindi condurre ad una sola possibile interpretazione corretta, la quale non tiene conto del vissuto soggettivo dell’individuo e dei significati che egli può attribuire ad un’immagine.

 

Va detto che la maggior parte degli autori condivide questo atteggiamento positivista[8]. Per costoro il sogno contiene un messaggio univoco e universale, l’ordine nel caos si paleserebbe semplicemente trovando la strada giusta (Ariano; 2009)

 

A proposito di ciò, Giovanni Ariano (ivi), fondatore del Modello Strutturale Integrato (M.S.I.) scrive: “[…] nonostante la concordanza su assiomi di capitale importanza, […], non c’è accordo nell’interpretare lo stesso sogno, né tra le diverse scuole di psicoterapia, né, e crediamo di non esagerare, tra gli interpreti delle stesse scuole. Qualsiasi attento studioso non può negare l’imbarazzo sia degli psicoterapisti sia dei loro utenti di fronte a un atteggiamento positivista nell’interpretazione dei sogni. Tutti conveniamo sul fatto che l’interpretazione è legata non solo all’utente, non solo alle regole di scuola dell’interprete, ma anche alla creatività dei singoli interpreti.” (p.101)

 

Come si potrà intuire da quanto riportato sopra, M.S.I.[9] non segue una visione ‘positivista’, bensì ‘costruttivista’, ossia ritiene che in una interazione soggetto e oggetto abbiano pari dignità, e che anzi non possa esistere né un soggetto né un oggetto se non in relazione. Per tale ragione l’interprete non può farsi forte di neutralità e di universalità; il suo scopo non sarà la ricerca di una verità oggettiva, ma di una condivisa – nel rispetto della coerenza logica – col portatore del sogno che permetta a quest’ultimo di contattare in modo costruttivo, parti di sé, degli altri e del mondo (ivi).

 

Da quanto visto possiamo desumere che una funzione del sogno per M.S.I. è quella di permettere all’individuo di venire a contatto con parti di sé e del mondo di cui ha paura ma che sono utili alla crescita. Tali sogni, detti ‘di apertura’, permettono all’individuo di aprirsi a nuove esperienze positive che lo renderanno più forte. Altre volte i sogni vengono usati in modo dissociativo da parti di sé e del mondo; in tale caso parleremo di sogni ‘di chiusura’.

 

Altre funzioni dei sogni possono essere l’appagamento di un desiderio, la scarica, la destrutturazione o la ristrutturazione dell’individuo, il fotografare in una immagine il suo presente o fornire un messaggio esistenziale o profetico, o ancora dirsi in modo subliminale qualcosa riguardante chi lo circonda che non si riesce a dirsi durante la veglia (ivi).

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

  • Ariano, G.; 2009. Comprendere i sogni: una grammatica per gli infiniti significati. Ed. Armando. Roma.[10]
  • Ariano, G.; Digaetano S. R.; Pellecchia D. (2012). Psicoterapia nella Storia: Un modello integrativo per gli indirizzi, le correnti e gli autori. 1. Le origini e i padri. Ed. Sipintegrazioni. Napoli.[11]
  • Elli, A. (a cura di) (2018). L’epopea di Gilgamesh. Testo cuneiforme, traslitterazione, trascrizione, traduzione e commento grammaticale delle dodici tavolette. Opera originale di autore anonimo datata al III millennio A.C.. Mediterraneo Antico. Giussano.[12]
  • Freud, S. (1997). L'interpretazione dei sogni. Bordighieri. Torino. Ristampa della prima edizione italiana del 1973 dell’originale ‘Die Traumdeutung’ (1899). Traduzione di Elvio Fachinelli ed Herma Tretti.[13]
  • Magrini, M. (2020). Cervello: Manuale dell’utente. Quarta ristampa della prima edizione (2017). Giunti. Firenze.[14]
  • Minucci, V. (1972). La Psicologia e i suoi fondamenti. Ed. Fratelli Conte. Casoria.[15]
  • Nir, Y. and Tononi, G. (2010). Dreaming and the brain: from phenomenology to neurophysiology. Trends in Cognitive Science, 14(2), pp. 88 - 100. Available in Pub Med Central 2011 February 1, pp. 1 –  [16]
  • Omero, (2010). Odissea. Versione digitale della 6° edizione (1906). Traduzione Mastero, P. (a cura di) dell’originale dell’ VIII secolo A.C.. Ed. Successori le Monnier. Firenze.
  • Smith, A.; Ross, W. D. (a cura di) (1908). The Works of Aristotle. Part I. The Parva Naturalia. Part II. De Lineis Insecabilibus. Ed. Clarendon Press. Oxford.[17]
  • Shakespeare, W. (2004). La tempesta. Traduzione italiana a cura di Agostino Lombardo. Titolo originale ‘The tempest’ (1611). Giacomo Feltrinelli. Milano.

 

 

SITOGRAFIA

 

  • Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.; a cura di) (2008). La sacra Bibbia.[18]
  • Treccani (s.d.).
    • Artemidoro di Daldi in Lidia.[19]
    • Treccani (s.d.). Sogno.[20]

 

 

 

[1] Tratto da “La Tempesta”; Atto IV; Scena 1. Traduzione a cura di Agostino Lombardo.

[2] In particolare nella tavoletta IV delle dodici nelle quali è suddiviso il poema.

[3] Libro XIX, p. 459, vv. 682-689. Traduzione italiana di Paolo Maspero.

[4] Genesi, 41, vv. 15.24. Traduzione a cura della Conferenza episcopale italiana.

[5] Traduzione e adattamento in italiano miei.

[6] Parva Naturalia, pt. I, De Sonno et Velia, 459a.

[7] Alla voce “Pulsione”, nell’edizione elettronica del vocabolario Treccani, leggiamo: “In psicanalisi, processo dinamico traspostosi nella psiche da un’origine somatica, vitale, esistenziale, ma, quanto alla meta, e a differenza dell’istinto, non rigidamente e univocamente determinato.” Per una lettura approfondita: http://www.treccani.it/vocabolario/pulsione/

[8] Per il Positivismo esiste una realtà esterna uguale per tutti.

[9] Chi vi scrive si è formato secondo M.S.I.

[10] Vedi in particolare pp. 100, 121-122, 126, 167-168, 226-229.

[11] Vedi in particolare pp. 190-191.

[12] Collegamento (Vedi in particolare pp. 18 – 23): https://mediterraneoantico.it/wp-content/uploads/2018/11/Lepopea-di-Gilgamesh.pdf

[13] Collegamento: https://digidownload.libero.it/m_de_pasquale/Freud_Interpretazione_sogni.pdf

[14] Vedi in particolare p. 93.

[15] Vedi in particolare pp. 57, 61 - 62.

[16] Collegamento (Vedi in particolare p. 13): https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2814941/pdf/nihms165848.pdf

[17] Collegamento: http://digitalassets.lib.berkeley.edu/main/b20762564_C005621977.pdf

[18] Collegamento: http://www.lachiesa.it/bibbia/cei2008/index.htm

[19] Collegamento: http://www.treccani.it/enciclopedia/artemidoro-di-daldi-in-lidia_%28Enciclopedia-Italiana%29/

[20] Collegamento:  http://www.treccani.it/vocabolario/sogno/


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