Ricchezza, successo, piacere, libertà, indipendenza, pace, uguaglianza, bellezza, onestà, lealtà, autodisciplina, obbedienza, senso di appartenenza, sono alcuni di quelli che Shalom H. Schwartz (1994) indica come ‘valori’. Ma che cos’è un valore?
Secondo Clyde Kluckhohn, un ‘valore’ è: “Una concezione, esplicita o implicita, distintiva di un individuo o caratteristica di un gruppo, riguardo al desiderabile che influenza la scelta tra le modalità, i mezzi e i fini disponibili dell’azione.” [1] (1951, p. 351)
I valori sono costrutti culturali e motivazionali complessi (Anolli e Legrenzi, 2012) in base ai quali le persone valutano le esperienze in termini dicotomici positivo-negativo e desiderabile-indesiderabile: in base a ciò, il valore è visto come qualcosa di positivo e desiderabile (Anolli, 2011).
In quanto costrutti culturali, essi sono convenzioni relative ad una data comunità (Rokeach, 1973). Scrivono Luigi Anolli e Paolo Legrenzi: “In quanto costrutti culturali, i valori sono prodotti storici, determinati dalle vicende storiche […] Sono contingenti, elaborati nello scambio continuo, fitto, inestricabile dei rapporti interpersonali nell’area sociale. […] Diventa quindi impervia (e improbabile), l’ipotesi dell’esistenza di valori assoluti nella specie umana. Perenni e universali. Condivisi e seguiti da tutte le culture.” (op. cit., p. 269)
In quanto costrutti motivazionali, essi ci aiutano a definire ciò che consideriamo importante e quali scopi sia desiderabile raggiungere (op. cit.). In quanto costrutti complessi, la loro configurazione tiene conto dei bisogni generali della nostra specie (aspetto biologico), di quelli cultura d’appartenenza (aspetto sociale) e di quelli del singolo, in funzione delle proprie esperienze, desideri e speranze (aspetto psicologico) (ivi).
Il valore è mosso dal desiderio, cioè dall’atto di tendere a qualcosa che riteniamo produrrà, una volta raggiunta, un miglioramento della nostra condizione, che si traduca nell’acquisizione di qualcosa di positivo o nella perdita di qualcosa di negativo. A sua volta il desiderio è sorretto dalla speranza, il sentimento che i propri desideri potranno essere soddisfatti, a patto che essi abbiano una certa possibilità (non la certezza) di essere raggiunti (ivi).
BIBLIOGRAFIA
- Anolli, L. (2011). La sfida della mente multiculturale. Nuove forme di convivenza. Cortina. Milano.
- Anolli, L. & Legrenzi, P. (2012). Psicologia Generale. Quinta edizione dell’originale (2001). Il Mulino. Bologna.[2]
- Kluckhohn, C. (1951). Valuse and value orientations in the theory of action: An exploration in definition and classification. In Parson, T. & Shils, E. A. (Eds.). Towards a general theory of action (pp. 388-433). Harvard University Press. Cambridge (Ma).
- Rokeach, M. (1973). The nature of human values. Free Press. New York.
- Schwartz, S. H. (1994). Are there Universal aspects in the structure and contents of human values? Journal of Social Issues, 50(4), pp. 19-45.
[1] Traduzione mia dell’originale: “A conception, explicit or implicit, distinctive of an individual or characteristic of a group, of the desirable which influences the selection from available modes, means and ends of action."
[2] Vedi in particolare pp. 264 e 267.
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