Pillole di ... Memoria

Pubblicato il 20 ottobre 2023 alle ore 13:59

 

 

Se è vero che strutturalmente, come affermano Hawkins e Blakeslee (2005), ‘noi siamo il nostro cervello’[1], è altrettanto vero che, funzionalmente, noi siamo la nostra memoria. Ciò che abbiamo appreso, conosciuto, sperimentato, provato, è la nostra storia; una storia unica perché incarnata in noi che, se perduta, anche se ci viene raccontata, diventa qualcosa di distante. Cos’è e come funzione questa importante parte di noi?

 

Marcos Quevedo Dìaz definisce la memoria: “processo mediante il quale questa conoscenza viene acquisita, immagazzinata e, in seguito, recuperata.” (2022, p. 88); Luigi Anolli e Paolo Legrenzi scrivono: “Essa è la nostra storia come individui (memoria personale) e come comunità cui apparteniamo (memoria collettiva).” (2012, p. 178)

 

Dal punto di vista strutturale, la memoria coinvolge differenti aree del cervello, fra le quali gli ippocampi, che organizzano e formano nuove memorie dichiarative[2]; i lobi temporali, che comunicano con gli ippocampi e le amigdale per la formazione di nuove memorie esplicite a lungo termine; il circuito di Papez, che si occupa del consolidamento delle vecchie memorie; i giri cingolati, atti al recupero dei ricordi; i lobi frontali, che gestiscono la memoria operativa (Magrini, 2020).

 

La capacità della memoria è determinata dalla forza delle connessioni sinaptiche[3] all’interno del cervello, connessioni che possono essere ampliate, in virtù della caratteristica plasticità cerebrale della nostra specie – grazie allo studio, all’esercizio ed alla ripetizione attenta e motivata (LTP)[4] (ivi).

 

Sam Deadwyler e colleghi (2013) hanno dimostrato che, mediante stimolazione cerebrale profonda delle giuste aree, con la giusta frequenza, su modello animale è possibile trapiantare ricordi da un soggetto ad un altro.

 

Da un punto di vista funzionale, la memoria si sviluppa in tre fasi: codifica; immagazzinamento; recupero (Quevedo Dìaz, op. cit.).

 

Nel 1968, Richard C. Atkinson e Richard M. Shiffrin proposero un modello di memoria denominato Human Information Processing (HIP) che ha riscosso grande successo – e, come ovvio, qualche critica – nel mondo accademico. Secondo l’HIP, la memoria è suddivisa in tre magazzini fra loro interconnessi: sensoriale; a breve termine; a lungo termine. Gli stimoli percepiti giungono al magazzino sensoriale, in quale li elaborato e codifica in pochi millisecondi (massimo tre o quattro secondi) in maniera inconscia e li invia al magazzino a breve termine (MBT), il quale li elabora consciamente e li trattiene per qualche minuto (al massimo qualche ora)[5], per poi immagazzinarli. In fine, il materiale viene inviato al magazzino a lungo termine (MLT), che si occupa della memoria dichiarativa (episodica e semantica)[6] e procedurale[7]; esso può conservare un’informazione da alcuni minuti a decenni, e mantenerla disponibile per il recupero.

 

Nel 1974, Alan Baddeley e Graham Hitch (1974) hanno elaborato il concetto di ‘memoria di lavoro’ (ML), poi approfondito da Baddeley (2007), in sostituzione di quello di MBT, ritenendo che il ruolo della memoria conscia successiva al magazzino sensoriale, sia più articolato di quello descritto da Atkinson, R. C. & Shiffrin. La ML sarebbe un sistema attivo e dinamico, formato da sottosistemi[8], atto all’integrazione e manipolazione del materiale.

 

La memoria umana, a differenza di quella dei computer (memoria riproduttiva), è di tipo ricostruttivo. Mentre il computer, su richiesta, riproduce in modo accurato e meccanico il materiale che conserva in memoria, il cervello umano immagazzina principalmente il senso di un discorso o di una scena riutilizzando, per tutti i dettagli, quello che già ha in memoria, al fine di non sprecare spazio. Ciò fa sì che possiamo ricordare – del tutto in buona fede – gli eventi in modo talvolta sensibilmente differente da come sono accaduti (falsi ricordi) (Roediger e McDermott, 1995).  Alcuni autori hanno trovato una relazione fra la produzione di questi falsi ricordi, caratteristiche di personalità  (Sanford e Fisk, 2009)  ed abilità cognitive (Zhu et al., 2010).

 

La memoria è ricostruttiva per sopperire all’incapacità di conservare tutto quello che elabora. Per mantenere più spazio libero possibile, essa ricorre al fenomeno detto ‘oblio’: l’eliminazione volontaria o involontaria delle informazioni quando le vecchie e le nuove vanno in conflitto (Anolli e Legrenzi, op. cit.). Dal punto di vista strutturale, l’oblio è supportato dal fenomeno della ‘depressione a lungo termine’, ossia la riduzione nell’efficacia delle sinapsi che lentamente conduce alla dimenticanza (Magrini, op. cit.).

 

A tale proposito è interessante citare quanto lo scrittore Arthur Conan Doyle nel 1887 fa dire al personaggio più noto, Sherlock Holmes: "io ritengo che il cervello di un uomo sia originariamente come una piccola soffitta vuota, da riempire coi mobili che si prediligono. Uno sciocco prende tutte le cianfrusaglie di ogni tipo che incontra , cosicché le conoscenze che potrebbero essergli utili vengono spinte fuori, o nel migliore dei casi si confondono con un sacco di altre cose così che ha difficoltà a mettervi le mani sopra. Invece l’operaio abile è davvero molto attento a ciò che porta nella sua soffitta-cervello. Non avrà altro che gli strumenti che possono aiutarlo a svolgere il suo lavoro, ma di questi ne ha un vasto assortimento e tutti in perfetto ordine. È un errore pensare che quella piccola stanza abbia pareti elastiche e possa dilatarsi in qualsiasi misura. Mi creda, arriva un momento in cui per ogni aggiunta di conoscenza si dimentica qualcosa che si sapeva prima. È della massima importanza, quindi, non avere nozioni inutili ch estromettano quelle utili.”[9] (2003, p. 13)

 

In casi particolari l’oblio può non avvenire (ipermnesia) oppure avvenire troppo estensivamente (amnesia). L’ipermnesia è la capacità di ricordare vividamente tutti i dettagli di scene ricche e complesse, sia recenti che passate, di solito in conseguenza di episodi maniacali, abuso di sostanze o farmaci.  L’amnesia, all’opposto, è l’incapacità, totale o parziale, di ricordare, di solito in conseguenza di una malattia cerebrale o di un trauma fisico o psichico. Essa può essere retrograda (incapacità di ricordare eventi accaduti prima della condizione che l’ha generata), oppure anterograda (incapacità di memorizzare eventi accaduti dopo la condizione che l’ha generata). (Anolli e Legrenzi, op. cit.).

 

Tali condizioni problematiche sono correlate all’interazione memoria-emozioni: il cervello umano risponde meglio agli stimoli che hanno una forte carica emotiva (Quevedo Dìaz, op. cit) ma quando questa carica emotiva  è molto forte, essa può tradursi in uno stress post-traumatico (caratterizzato dal ricordo persistente e vivido dell’evento che lo ha cagionato) o in rimozione (caratterizzata dalla cancellazione involontaria dell’evento che la ha cagionata) (Magrini, op. cit.).

 

Considerate le caratteristiche della nostra memoria, consideriamo come prendercene cura. Curiamo la quantità, qualità e regolarità del nostro sonno, poiché esso ristruttura la memoria; facciamo attività fisica (ad esempio delle camminate a passo svelto) regolare: ciò gioverà alla nostra memoria dichiarativa e spaziale (ivi). Curiamo la nostra alimentazione in modo sano e variato, introducendo alimenti o integratori che contengano sostanze buone per la nostra memoria (ad esempio omega3 di origine vegetale o animale) ed i nostri pensieri: quando siamo presi dall’ansia, cerchiamo di cambiare punto di vista e fare anche pensieri positivi, di modo che si interrompa il circuito negativo che, sfruttando i meccanismi della memoria, si rafforza con la ripetizione, rischiando di diventare cronico (ivi).

 

Chi ha buona memoria noterà come queste prescrizioni vengono riproposte in più ambiti, poiché sono condotte utili al benessere generale: acquisendole e mantenendole facciamo un favore a noi stessi sotto tutti gli aspetti fisici e mentali, giacché ogni individuo è un unico organismo ed un organismo unico, ossia un insieme di parti interconnesse secondo un ordine tale per cui un individuo non è divisibile (unico organismo) e nessuno è perfettamente uguale ad un altro (organismo unico).

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

  • Anolli, L. & Legrenzi, P. (2012). Psicologia Generale. Quinta edizione dell’originale (2001). Il Mulino. Bologna.[10]
  • Atkinson, R. C. & Shiffrin, R. M. (1968). Human memory: A proposed system and its control processes. In Spence, K. W. & Spence, J. T. (eds.) The psychology of learning and motivation: II. Academic Press. New York.
  • Baddeley, A. D. (2007): Working memory, thought, and action. Oxford University Press. Oxford.
  • Baddeley, A. D. & Hitch, G. (1974). Working memory. In Bower, G. H. (ed.), The psychology of learing and motivation: Advances in research and theory, 8, pp. 47-89. Academic Press. New York.
  • Bliss, T.; Collingridge, G. & Morris, R. (2004). Long-term potentiation: enhancing neuroscience for 30 years. Oxford University Press. Oxford.
  • Deadwyler, S. A.; Hampson, R. E.; Sweat, A.; Song, D.; Chang, R. H.; Opris, I.; Gerhadt, G. A.; Marmarelis, V. Z.; Berger, T. W. (2013). Donor/recipient enhancement of memory in rat hippocampus. Frontiers in systems neuroscience, 7, Art. 120, pp. 1-11.[11]
  • Doyle, A. C. (2003) A study in scarlet. Dal testo originale del 1887. The modern library. New York.
  • Magrini, M. (2020). Cervello: Manuale dell’utente. Quarta ristampa della prima edizione (2017). Giunti. Firenze.[12]
  • Quevedo Dìaz, M. (2022). Il cervello inconscio: Gli automatismi della nostra mente. Emse. Milano.[13]
  • Roediger, H. L. & McDermott, K. B. (1995). Creating false memories: Remembering words not presented in lists. Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory, and Cognition, 21, pp. 803–814.
  • Sanford, L.C. & Fisk, J.E., (2009). How Does the extraversion personality trait influence false recall with the Deese-Roediger-McDermott (DRM) paradigm? Journal of Research in Personality, 43, pp. 972-977.
  • Tulving, E. (1972). Episodic and semantic memory. In Tulving, E. & Donaldson, W. (eds.) Organization of Memory. Academic Press. New York.
  • Zhu ,B.; Che, C.; Loftus, E. F.; Lin, C.; He; Q.; Chen, C.; Li, H.; Xue, G; Lu, Z.; Dong, Q. (2010). Individual differences in false memory from misinformation: Personality characteristics and their interactions withcognitive abilities. Personality and individual differences, 48(8), pp. 889 – 894.

 

 

 

[1] La frase originale è: “You are your brain” (Hawkins e Blakeslee, 2005, p. 1), traducibile come: “Tu sei il tuo cervello”.

[2] La memoria dichiarativa (detta anche ‘esplicita’) ci consente di ricordare episodi e nomi di persone, oggetti, luoghi. Essa si divide in memoria episodica e semantica (Quevedo Dìaz, 2022).

[3] Le sinapsi sono delle giunzioni – dei raccordi – che si costituiscono tra l’assone di un neurone ed un’altra cellula, al fine di costituire un percorso per il passaggio di informazioni sotto forma elettrica o chimica. Per approfondimenti, suggerisco: https://www.neuroscienze.net/la-trasmissione-sinaptica/

[4] LTP è l’acronimo di ‘Long-term potentiation’ (in italiano ‘potenziamento a lungo termine’). Quanto più un collegamento sinaptico viene utilizzato, tanto più esso diviene stabile ed efficiente (Bliss, Collingridge e Morris, 2004).

[5] Dipende molto dagli sforzi attivi che si compiono per trattenerli.

[6] La memoria episodica riguarda il ricordo di avvenimenti e ricorrenze (ad esempio un viaggio effettuato) ed è direttamente legata all’esperienza; viceversa, quella semantica riguarda le nostre conoscenze sul mondo (ad esempio come si chiama il re d’Inghilterra) ed è slegata dall’esperienza (Tulving, 1972).

Per approfondimenti, suggerisco:

  • https://www.cell.com/current-biology/pdf/S0960-9822(07)00812-3.pdf
  • https://helpfulprofessor.com/semantic-memory-examples/

[7] È la memoria implicita di come fare praticamente le cose e maneggiare gli oggetti (ad esempio, come andare in bicicletta.

Per approfondimenti, suggerisco: https://www.verywellmind.com/what-is-procedural-memory-2795478

[8] Rispettivamente: esecutivo centrale; circuito fonologico; taccuino visuo-spaziale; tampone episodico. Per approfondimenti suggerisco: https://www.sciencedirect.com/topics/psychology/working-memory

[9] Traduzione mia dell’originale: "I consider that a man's brain originally is like a little empty attic, and you have to stock it with such furniture as you choose. A fool takes in all the lumber of every sort that he comes across, so that the knowledge which might be useful to him gets crowded out, or at best is jumbled up with a lot of other things so that he has a difficulty in laying his hands upon it. Now the skillful workman is very careful indeed as to what he takes into his brain-attic. He will have nothing but the tools which may help him in doing his work, but of these he has a large assortment, and all in the most perfect order. It is a mistake to think that that little room has elastic walls and can distend to any extent. Depend upon it there comes a time when for every addition of knowledge you forget something that you knew before. It is of the highest importance, therefore, not to have useless facts elbowing out the useful ones."

[10] Vedi in particolare pp. 178, 188-191.

[11] Collegamento: https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fnsys.2013.00120/full

[12] Vedi in particolare pp. 14, 24, 52, 56, 61, 63, 71-75, 78, 95, 194-195.

[13] Vedi in particolare pp. 81, 88.


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