“è un lavoro più duro mantenere il dubbio
che scivolare nella certezza.”
(Kahneman, 2011, p. 131)[1]
In ambito psicologico, la ‘Teoria del doppio processo’[2] è quella attualmente più accreditata riguardo al funzionamento mentale. Secondo tale proposta, la mente opererebbe attraverso due sistemi separati ma interconnessi: il pensiero ‘di pancia’ ed il pensiero ‘pensante’, per così dire (Da Silva, 2023). A questi tipi di pensiero sono stati attribuiti, rispettivamente, i nomi di ‘Sistema 1’ e ‘Sistema 2’ (Stanovich e West, 2000).
Il Sistema 1, plasmato dall’evoluzione per fornire continuamente valutazioni sui livelli di minaccia ambientali, ha mantenuto meccanismi antichi. Le sue funzioni precipue sono quelle di costruire e tenere aggiornato un modello del mondo e di normalità, in modo da cogliere rapidamente gli eventi improbabili che potrebbero celare dei pericoli. Per portare a termine questi compiti, esso associa azioni ed accadimenti che si verificano con una certa costanza insieme o, comunque dopo breve tempo gli uni dagli altri e costruisce, sulla base di essi, degli schemi, delle categorie, delle norme e dei prototipi, riguardo al funzionamento della realtà, sulla base dei quali il soggetto valuterà il presente e svilupperà aspettative per il futuro (Kahneman, op. cit.).
Questo sistema è impulsivo ed intuitivo, opera in modo rapido ed automatico, con poco sforzo e nessun controllo volontario, generando impressioni e sentimenti. Esso, tra le altre cose è in grado, ad esempio, di individuare l’origine di un suono, valutare le distanze tra sé e più oggetti, generare espressioni facciali coerenti con le emozioni esperite, comprendere frasi semplici e risolvere calcoli di base; rileva inoltre relazioni basilari e riesce ad integrare informazioni riguardo ad un singolo argomento, ma non è in grado di gestire più argomenti né di sfruttare correttamente informazioni statistiche (ivi).
Il Sistema 1 identifica facilmente connessioni causali tra eventi – meccanismo al quale la nostra specie sembra essere predisposta fin dalla nascita[3] – indipendentemente dal fatto che tali connessioni siano reali e significative: ciò in ogni caso non rappresenta un problema per questo sistema, il quale non è prono al dubbio. La sua necessità è quella di costruire narrazioni coerenti – anche se le conclusioni sono affrettate – non necessariamente veritiere; per fare ciò esso non tiene conto né delle ambiguità né della quantità e qualità dei dati. Tale meccanismo, attraverso l’attivazione dei soli pensieri che supportano una data narrazione, può produrre, tramite collegamenti errati, una serie di errori a cascata: se questi errori non vengono corretti immediatamente, essi costituiranno la base di certezze errate quanto solide (ivi).
Il Sistema 2 è ciò con cui ci identifichiamo, quando pensiamo a noi stessi. Esso basa le sue attività sull’attenzione attiva, e si occupa dei ragionamenti, delle valutazioni, delle scelte e delle azioni coscienti: concentrare l’attenzione sulla voce di una specifica persona all’interno di una stanza affollata o contare il numero di volte nelle quali una data lettera compare all’interno di un testo, sono esempi di azioni del Sistema 2 (ivi).
Questo sistema è capace di ragionare, dubitare, analizzare, pianificare e – sua funzione fondamentale – tenere a bada il Sistema 1, occupandosi dell’autocontrollo. Il Sistema 2 è in grado di bloccare o modificare idee, impulsi, azioni, previsioni spontanee e far passare alla modalità ‘attiva’ funzioni come l’attenzione e la memoria, quando da meccanismi automatici sullo sfondo, occorre che si pongano in primo piano. Purtroppo questo sistema è anche spesso assai pigro e non particolarmente vigile, pertanto, siccome tutte attività che comportano attenzione, richiedono altresì un forte dispendio di energia, spesso avalla delle idee intuitive del Sistema 1, con tutti i possibili errori del caso (ivi).
Il modo in cui la nostra mente conosce è dunque frutto di due processi: da un lato abbiamo una conoscenza tacita che conserva modelli, pregiudizi e stereotipi dei quali ci serviamo automaticamente; dall’altro una conoscenza attiva che porta alla produzione di mappe mentali (Longo, 1991).
Tali processi producono due ‘sé’, uno ‘simbolico spontaneo’, l’altro ‘simbolico riflesso’. Il primo rappresenta la parte di noi in grado di essere spontaneamente funzionale, conservando la propria identità ed integrità come individuo, in differenti contesti, relazioni, tempi. Il secondo riguarda la parte di noi in grado di astrarsi dalle situazioni in cui si è immersi e dal proprio funzionamento spontaneo, di analizzarli e decidere se assecondare, frenare o modificare le proprie reazioni automatiche, a seconda che le ritenga funzionali o meno alla propria realizzazione (Ariano, 2019).
La chiave della salute mentale sta nel dialogo e nel bilanciamento dei due ‘sistemi’ come dei due ‘sé’ e poiché, come scrive lapidariamente Giuliana Mazzoni: “l’uomo è un essere non logico e non lineare, […]. La razionalità non sembra la guida principale dell’azione, e le decisioni prese sono spesso basate su ragionamenti logicamente errati e su informazioni spesso irrilevanti e quasi sempre incomplete.” (2015, p. 42), l’equilibrio tra i due sistemi passa per lo più attraverso il rafforzamento del Sistema 2 e quindi del ‘Sé simbolico riflesso’.
Un metodo per tonificare, per così dire, il Sistema 2 è quello di allenarsi – fin dalla più tenera età, se possibile – all’uso del pensiero critico, della logica e del ragionamento[4], che potremmo definire alleati della consapevolezza e della crescita e nemici naturali, fra gli altri, di populismi, estremismi, demagogia, superstizioni e complottismi.
Con ciò non intendo asserire che un Sé simbolico riflesso trofico sia la panacea contro tutti i mali, ma che maggiore è la nostra capacità di astrazione, riflessione, individuazione degli elementi salienti, maggiore è la conoscenza e consapevolezza che possiamo sviluppare riguardo a noi stessi, agli altri ed al mondo: dopotutto ‘sapere è potere’.
Bibliografia
- Ariano, G. (2019). Diventare psicoterapeuta. Sipintegrazioni. Napoli.[5]
- Da Silva, S. (2023). System 1 vs. System 2 Thinking Psych. 5(4), pp. 1057-1076.[6]
- Kahneman, D. (2011). Thinking, fast and slow. Penguin Books UK. London.
- Longo G. O. (1998). Per un’epistemologia ‘batesoniana’. Ina Manghi S. (a cura di). Attraverso Bateson. Ecologia della mente e relazioni sociali. Raffaello Cortina. Milano.[7]
- Mazzoni, G. (2015). Psicologia della testimonianza. Prima ristampa della prima edizione (febbraio 2011). Carocci. Roma.
- Stanovich, K. E.; West, R. F. (2000). Individual difference in reasoning: implications for the rationality debate?. Behavioral and Brain Sciences. 23(5): 645-726.[8]
[1] Traduzione ed adattamento miei del passaggio: “sustaining doubt is harder work than sliding into certainty.”
[2] Più precisamente, possiamo parlare di un insieme di teorie.
Per approfondimenti, suggerisco: https://it.sainte-anastasie.org/articles/psicologa/las-teoras-del-proceso-dual-qu-son-y-cmo-explican-la-mente-humana.html#:~:text=teoria%20chiamata%20di%20processo%20duale%20alla%20teoria%20generale%2C,ci%20consente%20di%20generare%20pensieri%20e%20prodotti%20mentali.
[3] Per approfondimenti suggerisco la voce ‘Iperattribuzione di significato’ ne ‘Clarion ci salverà: Una prospettiva psicologica sul paranormale’: https://materia-grigia.webador.it/1394137_clarion-ci-salvera-una-prospettiva-psicologica-sul-paranormale
[4] Per approfondimenti, suggerisco:
- https://materia-grigia.webador.it/1290835_fallacie-informali-e-dove-trovarle-breve-introduzione-al-pensiero-critico
- https://materia-grigia.webador.it/1394137_clarion-ci-salvera-una-prospettiva-psicologica-sul-paranormale
- https://materia-grigia.webador.it/1674608_di-logica-e-suini-del-maiale-e-delle-fallacie-non-si-butta-via-niente
- https://materia-grigia.webador.it/2136759_riflessioni-fake-news-una-prospettiva-inusuale
[5] In particolare p. 52.
[6] Collegamento: https://www.researchgate.net/publication/374499756_System_1_vs_System_2_Thinking
[7] Da p. 47.
[8] Collegamento: https://www.researchgate.net/publication/12031890_Individual_Differences_in_Reasoning_Implications_for_the_Rationality_Debate
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