Pensieri in libertà: La crema solare

Pubblicato il 17 giugno 2025 alle ore 23:15

 

I fanciulli della nostra specie dipendono dagli adulti che si occupano di loro, i cosiddetti ‘caregiver’.

 

Quando un bimbo ha la pelle sensibile ai raggi solari, l’adulto che se ne prende cura, se ha goduto di un buono sviluppo psicologico, metterà in atto una serie di comportamenti, fra i quali quello di rivolgersi al personale competente per comprendere il da farsi ed, una volta appresolo, aiutare il piccolo, secondo le di lui capacità, a dare nome a quel dolore, a riconoscerne precocemente i segni e a gestire in modo sano la paura, senza sopravvalutarla, né sottovalutarla, prendendo le dovute precauzioni, non rinunciando alle attività all’aria aperta.

 

Ad alcuni adulti non è stato mai detto che si può avere la pelle sensibile: a loro nessuno lo ha insegnato e, se essi stessi hanno la hanno pelle così, prendono il dolore come un dato di fatto, e non possono neppure dargli un nome.

 

Ad altri è stato insegnato che si può avere la pelle sensibile ma sfortunatamente non sono stati allenati a riconoscerla, dunque non sanno come distinguere se un bimbo ha la pelle sensibile, nemmeno quando si ustiona: essi conoscono il nome di un dolore, ma non il suo aspetto.

 

Ad altri ancora è stato insegnato sia che esiste chi ha la pelle sensibile, sia come riconoscerlo, ma costoro o preferiscono tenere i piccoli sensibili chiusi in casa, coltivando in loro una paura non sana con l’evitamento come unica soluzione, o li portano in giro più che possono, trasmettendogli che è meglio non sapere, e vivere la vita a cuor leggero: a quel dolore danno nome ed aspetto, ma non sanno mettere la giusta distanza, allontanandosi o avvicinandosi troppo.

 

C’è in fine chi sa che il bimbo ha la pelle sensibile ma o non gli interessa, o ritiene che nella vita prima ti abitui al dolore e meglio è, oppure trova piacere nel vederlo soffrire, per una o più motivazioni: questi ultimi sono in grado di dare un nome ed un aspetto a quel dolore, ma gestiscono volutamente male – quando non gestiscono affatto – la paura che ne consegue.

 

Sostituite ‘pelle’ con ‘mente’ e avrete compreso le cause della sofferenza psichica.

 

Le sue conseguenze saranno più o meno gravi a seconda di quanto il bambino e chi se ne prende cura sono sensibili. La cattiva notizia è che non possiamo cambiare ‘ieri’; la buona è che possiamo preparare una strada diversa per ‘domani’, passando dalle ‘colpe del passato’ alle ‘responsabilità del presente’.

 

Uno scopo importante della psicoterapia negli adulti è appunto quello di farci passare dal ‘cosa mi hanno fatto per farmi diventare come sono’ a ‘cosa posso fare io per diventare come voglio’; mentre, quando si tratta di bambini, è più opportuno un lavoro con tutta la famiglia, di modo da aiutare i genitori a migliorare – se vogliono – affinché col loro esempio ed un clima familiare diverso essi possano favorire una crescita armoniosa del fanciullo.


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